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Immagine del redattoreElisa Corallo

Chocolatier, chocolatière e cioccolataio: ambiguità linguistiche in cioccolateria

Aggiornamento: 24 feb 2021

Questo non sarà un post “normale”: generalmente cerco di far scomparire la mia presenza e riportarvi delle curiosità culturali o tecniche. Oggi invece voglio parlarvi di alcune ambiguità linguistiche nel campo della cioccolateria: perché preferisco definirmi chocolatier, senza utilizzare la forma femminile o la traduzione italiana.


Se queste sottigliezze linguistiche non ti interessano lo capisco e ti do direttamente appuntamento al prossimo post che, lo prometto, tornerà su temi più classici.

Se invece anche le curiosità linguistiche connesse a questo campo ti intrigano… continua a leggere.


Il meticoloso lavoro da chocolatier
Il meticoloso lavoro da chocolatier


Partiamo da chocolatier: so che tanti sono insofferenti verso l’utilizzo delle parole francesi piuttosto che la loro traduzione italiana.

Io sono un po’ di parte perché per me risultano più immediate, soprattutto nel lessico professionale, che non conosco in italiano ma solo in francese.

Vorrei però aggiungere che l’uso della lingua straniera si giustifica quando si tratta della lingua “specifica” del campo: ad esempio, la musica classica parla italiano (oltre all’opera, tutte le indicazioni sugli spartiti classici sono in italiano) perché l’Italia nell’Ottocento si è imposta nel settore. Il francese è invece diventato la lingua del balletto e di un certo tipo di gastronomia, come l’inglese lo è nel marketing o nell'informatica.


Vista la grande tradizione francese in cucina e pasticceria, personalmente trovo più “ingiustificato” l’utilizzo dell’inglese in questi campi (perché usare pastry chef piuttosto che pâtissier? A volte sarebbe meglio l’italiano e basta). D’altra parte nessuno si scandalizza davanti alla pubblicità dei maîtres chocolatiers di Lindt.

Ora, se non ho alcun problema con la parola pasticcera, perfetta traduzione di patissière, trovo meno semplice tradurre chocolatier.

La traduzione corretta credo che sia “cioccolatiere”. Nella lingua italiana però ci si scontra spesso con “cioccolataio”, che oltre ad essere meno elegante ha un’accezione negativa: indica un persona poco seria, che fa brutte figure.


Ora, il mestiere di chocolatier è talmente complesso da diventare quasi una questione da maniaci: fra temperature, percentuali e ricerca dell’equilibrio perfetto di gusto, consistenza e conservazione… a volte c’è da diventare matti.

Il rischio di vederlo accostato ad una parola "dispregiativa" mi fa un po’ male.


Che poi, l’espressione “far una figura da cioccolataio” ha anche una sua origine divertente.

Carrozza ottocentesca
Carrozza ottocentesca

Pare infatti che a cavallo fra 700 e 800 a Torino il cioccolato avesse arricchito gli artigiani, e che uno di loro facesse sfoggio della sua fortuna andando in giro con una carrozza più lussuosa di quella del re, che se ne risentì.

Ci sono varie versioni, ma pare che il re chiese (o fece chiedere) di smettere di utilizzare una carrozza più bella della sua, perché non voleva “fare ‘na figura da ciuculaté”, cioè essere confuso con un cioccolataio.

Quindi in realtà, più che passare per persona poco seria, si tratta di fare la figura del parvenu.


Arriviamo adesso a: chocolatier e chocolatière. Si potrebbe dire: passi per il francese, ma perché anche disquisire anche sul genere?

Ora, lungi da me voler passare per “femminista” difficile, che proprio qui non c’entra nulla. Si tratta più banalmente del fatto che questa parola declinata al maschile o al femminile cambia un po’ più del semplice genere.

Infatti, se chocolatier indica la persona che lavora il cioccolato, la chocolatière è… il bricco per la cioccolata calda, divenuto di grande moda nel 700 e tramandato (seppur un po’ modernizzato) fino ad oggi.

(E se non mi credete andate pure a vedere questo altro post sulla storia del cioccolato).


Dettaglio schermata ricerca su google immagini per "chocolatière"
Se cercate "chocolatière" su google immagini ecco cosa trovate

La Signora Bric (Mrs. Potts)
La Signora Bric (Mrs. Potts)

Anche a volerla tradurre in italiano… dopo la caffettiera e la teiera, la cioccolatiera sempre quello rimane.


Definirmi chocolatière mi fa sentire come se dovessi trasformarmi nella signora Bric (Mrs. Potts) della Bella e la Bestia di Disney.

Lo so che è una cosa stupida, però non posso farci niente, questa immagine mi compare subito in testa!


Quindi ecco, accetta per favore le mie paranoie e permettimi di continuare ad utilizzare la parola chocolatier anche per me.



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